Saldatura - Il trattamento dei fumi, dei gas e del particellato
L'unione di due pezzi metallici sotto l'azione del calore - con o senza apporto di materiale - prende il nome di saldatura.
E' possibile distinguere le saldature in autogene ed eterogene, in base alla partecipazione o meno del metallo alla formazione del giunto.
Le saldature autogene, quelle in cui il metallo, fondendo, prende parte alla formazione del giunto, possono essere saldature realizzate per fusione - con gas o ad arco elettrico - o per pressione.
Le saldature eterogene, quelle in cui il metallo base non prende parte alla formazione del giunto, si distinguono in saldobrasature e brasature, a loro vlta dolci e forti.
Qualsiasi sia la saldatura che realizzate, è importante ricordare che le attività di saldatura comportano:
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elevate temperature localizzate;
- sviluppo di vapori metallici;
- sviluppo di fumi - particellato con dimensione dell’ordine dei mm;
Cr esavalente, Cb, Ni: 1 mg/m3 per flusso > 5g/h;
Cr trivalente, Mn, Pb, Cu, silice cristallina: 5 mg/m3 per flusso > 25 g/h;
Ossidi di azoto: 500 mg/m3 per flusso > 5kg/h.
- emissione di radiazioni elettromagnetiche;
- presenza di agenti fisici come rumore e campi elettromagnetici;
- proiezione di particelle solide fuse ad altissima temperatura.
Aspirazione e abbattimento fumi di saldatura
Per minimazzare i rischi legati alle operazioni di saldatura è necessario che vengano applicate azioni di tipo preventivo e di tipo prottetivo, in più le forme di protezione assumono carattere individuale e ambientale.
Tra le forme di protezione individuale rientrano i dispositivi di sicurezza - indumenti idonei, maschere per la protezione degli occhi - che i lavoratori sono tenuti a indossare secondo il DPR 547, art. 6.
La bonifica dell’ambiente, invece, si attua attraverso:
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fasi di captazione o diluizione dei fumi;
- fasi di espulsione e depurazione dei fumi.
Gli impianti di aspirazione sono fondamentalmente di tipo localizzata o generale.
I filtri per l’aspirazione dei fumi di tipo localizzato devono essere per legge posizionati il più vicino possibile alla sorgente; l’efficacia di questi filtri è maggiore quanto minore è il volume di aria movimentata rispetto alla ventilazione generale. La corretta progettazione dell’impianto parte dalla completa conoscenza delle fasi lavorative.
La ventilazione generale - bonifica ambientale - prevede la diluizione delle sostanze inquinanti, con notevoli quantità d’aria movimentate; si può impiegare questa tecnica per bassi livelli di tossicità degli inquinanti oppure in modo complementare agli impianti di aspirazione localizzati.
Il DM 12/07/1990 pone i limiti per la concentrazione dei singoli inquinanti in funzione del flusso di massa emesso:
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Cr esavalente, Cb, Ni: 1 mg/m3 per flusso > 5g/h;
- Cr trivalente, Mn, Pb, Cu, silice cristallina: 5 mg/m3 per flusso > 25 g/h;
- Ossidi di azoto: 500 mg/m3 per flusso > 5kg/h.
La tecnologia sviluppata fino ad oggi permette di rispettare tali limiti con l’impiego di sistemi di filtrazione a umido - scrubber - o a secco per il particellato - filtri a maniche, filtri elettrostatici - abbinati a sistemi di assorbimento o adsorbimento di gas e vapori.